Dei bianco e nero potenti. Con un’alternanza di luce e buio che parla esattamente dei luoghi che la circondano. È l’opera della fotografa polacca Monika Bulaj intitolata Cavalli Eretici di Librino che ha trovato nel quartiere catanese un contesto tematico a più livelli.
Intanto c’è il tema del degrado della periferia che cerca un riscatto. Che è poi quello della gente per bene nei confronti di una palude melmosa di malaffare. E poi c’è quello a noi ancora più caro che sono i cavalli. Non più oltraggiati, sfruttati e vilipesi come spesso accade proprio nel capoluogo siciliano, non più simbolo di potere, denaro e malavita organizzata. Bensì momento di incontro, di gioia e di coesione con un territorio che, al netto delle miserie umane, non è né più buono né più cattivo di altri.
Librino, con la Porta delle Farfalle e la Fondazione Fiumara d’Arte Antonio Presti da oltre 20 anni porta avanti il grande sogno di un quartiere che svesta i panni di periferia degradata e si trasformi in un grande museo a cielo aperto. Ora, con i 24 cavalli monumentali di Monika Bulaj, fotografie stampate su teli fino a 9×6 metri, il Museo MAGMA monta in sella a un potente comunicatore – il cavallo – restituendogli un valore spesso dimenticato, soprattutto da queste parti.
I Cavalli Eretici di Librino non corrono nell’ignominia all’alba sulle strade. Corrono controcorrente verso il traguardo della bellezza e del rispetto, attraverso il mezzo dell’arte.
Il lavoro della Bulaj nasce dopo una lunga immersione nei luoghi della legalità e della cura del cavallo, all’Istituto di Incremento Ippico per la Siciliae l’ASD Maneggio L’Ulivo di Librino.
Quando il valore dei giovani insegna
«Da sei anni gestiamo il maneggio nel cuore di Librino» hanno raccontato alla stampa locale Marco Parasole e Marika Giuffrida, due giovani di 28 e 25 anni che hanno iniziato a prendere a cuore la questione dei cavalli e di questa periferia quando erano praticamente ragazzini. «Ogni giorno i nostri frequentatori sono i cittadini della zona. Al Maneggio L’Ulivo di Librino il cavalloè serenità e rispetto. È parte del nostro quotidiano: una scelta di vita, che ci ha fatto girare il mondo e che oggi ci lega profondamente a questo territorio. Al maneggio viviamo immersi tra trenta cavalli: la protagonista del progetto del maestro Antonio Prestiè Asia. Per noi contribuire a quest’opera è un vero orgoglio».
Librino è una propaggine che si divide dal ‘resto’ con un cavalcavia, che adesso avrà il compito di lanciare un messaggio lungo 41 metri: “Cavalli, poesia e meraviglia in movimento, che corrono verso la libertà; il sogno e la speranza di un futuro migliore”.
«I cavalli sono eretici, perché si ribellano all’abitudine di una narrazione distorta – ha spiegato il maestro Antonio Presti– e perché manifestano la possibilità di scorgere e raggiungere la bellezza. Sono strumenti maieutici di conoscenza».
Nel progetto artistico, sociale e culturale di Presti, il cavallo passa da oggetto degradato a soggetto al centro di una sacralità dimenticata, custodito da un’anima collettiva.
Esattamente lo stesso cambiamento che si vorrebbe per Librino e per le sue belle anime.